Lunedì 13 Novembre. Studenti e Prof. in Conferenza. 75 anni di sana e robusta Costituzione.
Settantacinque anni di sana e robusta Costituzione: è l’argomento della conferenza che gli allievi del quinto anno del Liceo Economico Sociale di Barga terranno per UNITRE Barga, lunedì 13 novembre, alle ore 17, presso la Sala Colombo.
È uno della serie di incontri che, in questi mesi, li vedono protagonisti in diverse sedi della Provincia per celebrare il settantacinquesimo anniversario dell’entrata in vigore della nostra Carta Costituzionale (1948 – 2023).
Gli studenti, guidati dal Prof. Alberto Giovannetti, coordinatore del dipartimento di Discipline Giuridiche dell’Istituto Superiore d’Istruzione di Barga e responsabile del Liceo Economico Sociale della stessa scuola, hanno pensato e realizzato un calendario in cui per ogni mese è stato scelto un Padre o una Madre Costituente.
Hanno poi ricercato fra varie fonti alcuni interventi degli stessi in Assemblea Costituente. Per due personaggi, Pietro Nenni e Sandro Pertini, hanno deciso di riportare altre testimonianze.
Lo scorso 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, due alunne dell’allora 4ªC hanno tenuto una lezione a Lucca di fronte alle massime autorità cittadine sulle figure di Sandro Pertini e Aldo Moro, ricevendo un encomio da parte di S.E. il Prefetto Dott. Esposito.
L’appuntamento ad UniTre Barga sarà l’occasione per conoscere il Calendario e riflettere su alcune figure di Costituenti, tramite i quali ripercorrere e approfondire alcuni principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale.
L’incontro sarà preceduto da una breve presentazione del Prof. Giovannetti, quindi gli studenti saranno i protagonisti perché a loro spetta un grande compito, come afferma Calamandrei “..voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra…nessuno di noi nel mondo non è solo, siamo parte, parte di un tutto..”.
Insieme a chi vorrà unirsi a UNITRE, sarà occasione di un bel dialogo tra generazioni che vivono nella contemporaneità.
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Per saperne di più >>>>> Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, l’Italia torna lentamente alla normalità e la gente riacquista fiducia. Il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III abdica a favore del figlio Umberto II, tentando di influenzare il referendum costituzionale del 2 giugno: 12.717.923 voti (54,3%) per la Repubblica, 10.719.284 voti (45,7%) per la Monarchia. Le ultime elezioni erano state nel 1921, poi era calata la notte della dittatura fascista. Nel 1946 per la prima volta votano le donne. La monarchia ha perduto il consenso popolare, screditata e delegittimata per l’appoggio a Mussolini e alle conseguenze disastrose delle guerre. Il 9 maggio 1946, un mese prima dello svolgimento del referendum istituzionale che dovette decidere tra monarchia e repubblica, Vittorio Emanuele III a Napoli abdicò a favore del figlio Umberto. Il 13 giugno, dopo 34 giorni di regno, Umberto II lascia Roma e va in esilio a Cascais in Portogallo. È il tramonto di una dinastia durata quasi mille anni.
Tra i «padri costituenti» ci sono quelle che si dicono figure di spicco, per i partiti maggiori: – DC: Giulio Andreotti, Emilio Colombo, Alcide De Gasperi (segretario), Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Guido Gonella, Achille Grandi, Giovanni Gronchi, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati, Giovanni Leone, Raimondo Manzini, Enrico Medi, Lodovico Montini, Aldo Moro, Mariano Rumor, Antonio Segni, Benigno Zaccagnini. – PSI: Lelio Basso, Pietro Nenni (segretario), Luigi Preti, Ignazio Silone. – PCI: Giorgio Amendola, Giuseppe Di Vittorio, (Leo)Nilde Iotti, Pietro Secchia, Umberto Terracini, Palmiro Togliatti (segretario, nato a Genova da famiglia subalpina).
L’Italia unita dal 1861 conserva lo Statuto albertino del 1848. Il fascismo non lo sopprime formalmente ma lo altera nella sostanza. Secondo gli storici la Costituzione subisce «la congiunta influenza del liberalismo, del cattolicesimo democratico, del socialcomunismo». I tre partiti di massa e antifascisti Dc, Psi e Pci vogliono lasciarsi alle spalle l’odiata dittatura ed evitare in ogni modo che un solo uomo abbia un potere troppo grande. La Costituzione vieta la ricostituzione del partito fascista; impone a partiti e sindacati di dotarsi di ordinamenti democratici; stabilisce i diritti civili, politici, sociali; afferma il principio della solidarietà sociale, il diritto al lavoro, la tutela della proprietà nei limiti delle superiori esigenze sociali.
Sistema parlamentare «mitigato» con suddivisone dei poteri – Il potere legislativo spetta al Parlamento, in posizione centrale, diviso tra Camera dei deputati e Senato della Repubblica, entrambi elettivi. Il potere esecutivo è affidato a un presidente del Consiglio, nominato dal presidente della Repubblica, e ai ministri. Il potere giudiziario spetta alla magistratura autonoma e indipendente. Il presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento ogni sette anni, deve garantire il corretto funzionamento delle istituzioni.
La Costituzione recepisce i Patti Lateranensi del 1929. Nella notte del 25 marzo 1947 con 350 sì e 149 no è approvato l’articolo 7: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti non richiedono revisione costituzionale». Con la riforma del Concordato del 1984, la religione cattolica non è più religione dello Stato.
Nell’Assemblea costituente «ci furono anche manifestazioni muscolari», però in poche ore «tutte le diatribe erano superate, l’Assemblea scrisse con una mano sola il dettato costituzionale». Uno dei «padri costituenti», il piemontese Oscar Luigi Scalfaro – futuro presidente della Repubblica e strenuo difensore della Carta – evoca le frequenti scazzottate e i furibondi contrasti tra i 556 deputati in un clima da guerra fredda. Settantacinque anni fa l’Italia si dotava di una nuova Costituzione democratica, repubblicana, antifascista. Il 22 dicembre 1947 l’Assemblea costituente, dopo 170 sedute, approva il testo di 139 articoli con 453 sì e 62 no. Il 27 dicembre la Costituzione è firmata dal napoletano Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato e primo presidente della Repubblica; dal comunista genovese di origini astigiane Umberto Terracini, presidente della Costituente; dal democristiano trentino Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio e segretario della Democrazia cristiana. Il 28 dicembre 1947, in esilio ad Alessandria d’Egitto, muore Vittorio Emanuele III. La Carta entra in vigore il 1° gennaio 1948.
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Fino al 2 giugno 1946 le donne italiane non potevano votare né essere votate.
Fu il decreto legislativo luogotenenziale del 31 gennaio 1945 a sancire definitivamente il suffragio universale. Circa un anno dopo la Consulta – così si chiamava la prima assemblea nazionale dopo la guerra, di cui furono parte 13 donne – stabilì che anche le donne potessero essere elette (decreto del 10 marzo 1946).
La prima occasione in cui le italiane e gli italiani andarono alle urne fu appunto il 2 giugno 1946, giorno in cui votarono sia per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica, sia per eleggere i componenti l’Assemblea costituente.
L’elezione dei membri della Costituente avvenne grossomodo come avvengono ancora oggi le elezioni politiche: l’elettore poteva scegliere tra più liste di candidati, scelti preventivamente dai partiti politici.
L’affluenza alle urne fu altissima, e la presenza delle elettrici fu particolarmente elevata: 89,2% delle aventi diritto espressero il loro voto.
E fra gli eletti? Su un totale di 556 membri dell’Assemblea costituente, le donne elette furono 21:
9 della Democrazia cristiana, 9 del Partito comunista, 2 del Partito socialista, 1 del partito dell’Uomo qualunque (un partito liberal-conservatore destinato a sparire poco tempo dopo).
Nelle elezioni del 2 giugno per il referendum istituzionale – che chiedeva di esprimersi su repubblica o monarchia e per l’Assemblea costituente – che doveva scrivere la Costituzione della nuova Italia democratica – si recherà a votare l’89,2% degli uomini e l’89% delle donne aventi diritto. Costituendo il 52% dell’elettorato, si può affermare che nel complesso le italiane svolsero un ruolo determinante nel produrre la svolta storica che sancì la nascita della Repubblica, mentre saranno solo il 3,7% del totale (su 556 deputati) le donne elette all’Assemblea Costituente: solo 21 madri costituenti su 226 candidate.